Nel corso dei secoli il termine cultura è stato spesso legato al sapere del dotto e del signore, alla classe dirigente, prima aristocratica e poi borghese. Ai contadini, la gran massa delle persone, era riconosciuta una cultura di livello inferiore, non sanzionata dall'obbligatorietà dell'istruzione e dall'accesso al sapere codificato. Ma anche presso il mondo contadino la cultura era riuscita a dare chiarezza di idee e la necessaria correlazione con i fatti: aveva suscitato legami comunitari inconfondibili. Non aveva bisogno di definizioni, e in realtà non ne aveva, "la cultura era sentita come l'espressione più alta del vivere anche se le sue manifestazioni erano occasionali, più che altro fissate all'interno di un ambiente che richiedeva risposte adeguate ai problemi e alle situazioni del vivere quotidiano" (D. Coltro, Rivalunga, 2004).
La capacità di giudizio e di critica dell'uomo dei campi era frutto di questa cultura, di questo modo particolare di vedere la vita; il legame solidaristico, il patrimonio dei proverbi, delle filastrocche, delle "cante", offrivano la regola del costume e della interpretazione della realtà e dei fatti; la ricchezza della narrazione costituiva una autentica letteratura, costruita per mezzo della forza creativa del dialetto. Il filò, l'osteria, la conversazione della piazza e della corte, la predica del parroco si contrapponevano alla discussione del salotto, al caffè, alla frequenza delle biblioteche, alla lettura del libro. La vita nel mondo rurale era segnata dal ritmo della cultura orale, ricca di valori umani e cristiani, circoscritti al paese, alla contrada: patrimonio trasmesso oralmente, conservato nella memoria collettiva.
Gli incontri, promossi dalla Fondazione Centro Studi Campostrini sulla cultura contadina e popolare, intendono far rivivere quel mondo, a volte disprezzato a volte rimpianto, con i suoi valori ed i suoi linguaggi, con i suoi modi di formazione delle giovani generazioni, nell’intento di riscoprire l’identità della nostra cultura, pur nella consapevolezza della sua inevitabile e necessaria evoluzione storica.
PROGRAMMA TEMATICO DEGLI INCONTRI:
11 ottobre 2006 - 17,30: Cultura contadina e popolare, dott. Dino Coltro, direttore didattico e ricercatore di tradizioni popolari
18 ottobre 2006 - 17,30: La tradizione orale: la letteratura degli analfabeti, dott. Dino Coltro, direttore didattico e ricercatore di tradizioni popolari
25 ottobre 2006 - 17,30: La funzione del dialetto ieri ed oggi, prof.ssa Gianna Marcato, Università di Padova
8 novembre 2006 - 17,30: Canti popolari veronesi, dott. Marcello Conati, maestro di musica
15 novembre 2006 - 17,30: Cognomi e toponomastica del Veronese, dott. Giovanni Rapelli, linguista e storico
22 novembre 2006 - 17,30: Anguane. Madri, mogli e lavandaie. Riflessioni su alcuni esseri fantastici femminili, dott. Daniela Perco, Direttrice del museo etnografico della provincia di Belluno
29 novembre 2006 - 17,30: La fiaba classica di tradizione popolare, prof.ssa Silvia Blezza, Università Verona
6 dicembre 2006 - 17,30: Il teatro della gente: un paese si mette in scena, dott. Alessandro Anderloni, regista e scrittore
13 dicembre 2006 - 17,30: La figura del “matto” nell’aneddotica veronese ed italiana, dott. Ezio Bonomi, professore, studioso di tradizioni popolari
20 dicembre 2006 - 17,30: Serata musicale di canti tradizionali, prof. Emilio Franzina, Università di Verona
Gli incontri si svolgono presso la Sala conferenze della Fondazione Centro Studi Campostrini in via Santa Maria in Organo, 4, Verona.
Ingresso libero
Per informazioni:
Via S. Maria in Organo, 2/4 - 37129 - VERONA - Italia
Reception Tel. +39 045 8670770 - Fax +39 045 8670732
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