“Solo chi non ha terraferma abita nella musica”. (Karl Kraus)
Antichi Strumenti in Concerto è la rassegna musicale con cui la Fondazione Centro Studi Campostrini ha inteso promuovere la conoscenza di antichi strumenti musicali dalle origini all’oggi attraverso il percorso socio-culturale che tali strumenti hanno compiuto nella storia.
La musica è senz’altro una delle più antiche espressioni culturali di un popolo e gli strumenti musicali sono lo specchio dell’anima delle genti in continuo movimento.
Non ci può essere arte o musica senza radici: avere radici vuol dire anche “germinare” e successivamente espandersi e creare. È questa una delle caratteristiche dell'arte di Francesco Benozzo. Certo dello spessore contenutistico e valoriale della cultura di cui è portatore egli ha la capacità di innovare continuamente componendo testi capaci di raccontare sonorità che legano emozioni e valori dell’oggi alla storia comune delle genti. Con la sua arpa celtica e con brani composti nell’Appennino modenese ed in Galles, brani scritti in dialetto locale, quello di Fanano (il dialetto secondo lui riesce a desclerotizzare la percezione del mondo e per ridare freschezza a cose sulle quali un uso spesso frettoloso del linguaggio porta a sorvolare) ma anche intrecciati a parti in gallese, mannese, cornico e bretone egli suggerisce l’intersezione e la risonanza tra luoghi e culture diverse rilevandola mediante una specie di compenetrazione percettiva di risonanze tra i luoghi e il linguaggio, tra le strutture dei paesaggi e le strutture del testo. I suoi brani restituiscono certe atmosfere e fanno percepire certi archetipi della vita appenninica: i paesaggi, prima di tutto, ma anche certe forme di nomadismo, la psicologia dei bevitori, fenomeni come quelli del brigantaggio, leggende e tradizioni legate a luoghi particolari. Egli rende così omaggio riconoscente e commosso all’Appennino, ai luoghi che hanno plasmato il suo modo di guardare e vivere ma allo stesso tempo riesce a decentralizzare l’Appennino ricollocandolo in una topologia al tempo stesso concreta ed immaginaria, interpretando spazi diversi e rendendo viva la compresenza di luoghi dentro altri luoghi: l’Appennino guardato attraverso il Galles, il Galles visto attraverso l’Appennino.
Poeta, musicista, ricercatore, Francesco Benozzo, è nato a Modena nel 1969 ed ama definirsi prima di tutto poeta, un poeta che suona anche l’arpa celtica.
È considerato uno dei più accreditati interpreti contemporanei dell’arpa celtica, è stato premiato con una menzione speciale della critica ai Folk Awards di Edimburgo del 2002 per il CD In’tla piöla, uno dei suoi tre album, ed è da anni sulle scene dei festival folk europei come arpista e cantante. Autore di tre album egli interpreta, solitamente, sia le proprie musiche sia un repertorio celtico di tipo tradizionale (irlandese, gallese, bretone e cornico).
Brani:
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Intro
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Salvatàgg
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Munt ed luntàn
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An dhuibh na shoiheidh
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An saagh an d'abhmagh/Coolie's reel
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Dannsa al chlaidhimh
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Kever kerek
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Caitlin triall/Port mhuirgheasa
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Agua de Mayo
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Meidòch