A cura di Mario Gecchele
Il presente lavoro è il frutto di una serie di incontri organizzati dalla Fondazione Centro Studi Campostrini tra ottobre e dicembre 2006 e tenuti da diversi docenti e ricercatori sul tema Il Veneto e la cultura contadina e popolare fra passato e presente.
Il termine cultus (da colere: coltivare) è stato attribuito, nel corso della storia, in modo privilegiato a colui che coltivava la perfezione, la virtù, raggiungibili nell’otium, cioè nel distacco dalle preoccupazioni. Questa concezione ha determinato, per lungo tempo, una contrapposizione fra uomo ‘libero’ e uomo del popolo; gli studi e le arti liberali da una parte e l’oralità e la “cultura degli analfabeti” dall’altra. Anche il mondo popolare e contadino ha tuttavia elaborato una sua cultura con i suoi luoghi, le sue certezze, i suoi modi espressivi ed educativi. Le fiabe popolari, i canti, i proverbi, le filastrocche, il modo espressivo (il dialetto), la concezione provvidenziale e fatale delle vicende umane fanno parte di una cultura popolare e contadina, ormai scomparsa o fortemente in mutamento, qualche volta celebrata e rivissuta nel ricordo nostalgico e folcloristico.
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